Monte Skofnik 1970-2015

Capitolo zero: San Michele del Carso / Vrh, località Cotici, anno 1968. Il monte Škofnik (233 m), modesto rilievo a sud-est del più noto San Michele, riemerge cambiato dopo qualche mese di lavori fatti senza troppa pubblicità. Ha guadagnato qualche botola anonima, dei curiosi "funghi" -prese d'aria verso chissà che locali, nonché due strane asperità in vetroresina.

Il 22 dicembre del 1970 questi manufatti, assieme ad altri sparsi attorno all'abitato, vengono consegnati al 53° Reggimento Fanteria d'Arresto "Umbria". Nel complesso formano un'opera, il mattoncino della fortificazione permanente del secondo dopoguerra, impilato assieme agli altri dal Lisert a Tanamea, e dal Carso all'Isonzo, al Torre, al Tagliamento, raccordandosi poi agli sbarramenti alpini, eredità del Vallo costruito a ridosso del secondo conflitto mondiale. A consegnarla è l'ufficio fortificazioni dell'allora 12^ direzione genio di Udine.

Lampante esempio di burocratica preveggenza, lo stesso prestampato per la consegna fin dall'inizio è provvisto delle frasi per la restituzione all'ufficio fortificazioni. Altre firme: è il 10 marzo 1993, il timbro è quello del 53° Battaglione Fanteria d'Arresto. Nel frattempo non c'è stata solo una riorganizzazione delle unità, ma anche vari passaggi dell'opera in carico a diversi Battaglioni: il 63° Cagliari, il 33° Ardenza.

Anno 2010: hanno luogo le prime operazioni di "messa in sicurezza". Centinaia di cupole in acciaio dell'ex fortificazione permanente prendono la via dell'acciaieria. Ma attorno ai bunker non si aggirano solo ruspe: da circa 5 anni c'è una sempre più corposa opera di ricerca storica, merito del ritrovo tra persone di comuni intenti sui forum.
La raccolta di informazioni, condotta perlopiù sul terreno, raggiunge finalmente anche le fonti originali, con l'impegno del Comitato per la storia della fanteria d'arresto, che ottiene l'accesso alla documentazione del 12° reparto infrastrutture e la digitalizza.
Da allora l'idea, sul momento un po' bislacca, di adottare una postazione è risuonata più volte. Soltanto spronati dall'inesorabile avanzata della fiamma ossidrica però, un gruppo di appassionati locali si avventura nell'iter burocratico, durato 5 anni.

Appoggiandoci all'Associazione Nazionale Fanti d'Arresto, abbiamo sottoscritto una convenzione con la Provincia di Gorizia che, dopo aver ottenuto il bene il locazione dall'Agenzia del Demanio, ce lo concede in comodato a scopo di "restauro, conservazione e custodia".
Quindi, al momento le persone impegnate in prima linea -nei lavori e nelle visite guidate- sono un gruppo di volontari, parte dall'originario gruppo che ha osato iniziare questo percorso, parte dalle file dei numerosi soci ANFA.

La nostra "prima pietra" consiste nel primo rovo reciso, i primi giorni di giugno 2015. Da lì in poi è un frenetico susseguirsi di lavori: liberarsi dalle infestanti, aprire gli ingressi saldati, togliere la ruggine e verniciare, ripristinare ciò che -purtroppo- nel corso degli anni è stato depredato...

Due sono i manufatti sotterranei -per brevità bunker- interessati: un posto comando e una postazione per mitragliatrice in cupola a quattro feritoie, detta M. Sono un campione significativo delle diverse costruzioni in uso alla Fanteria d'Arresto: manca all'appello una postazione anticarro, ma quest'opera non ne comprendeva.
In totale "Monte San Michele" ne raggruppa otto: 5 postazioni
M; un posto comando e osservatorio, detto PCO; due ricoveri, uno per squadra di assaltatori, l'altro per squadra mortai. Completa il quadro un distaccamento, ovver la casermetta per la compagnia di presidio. Per la particolare posizione, il PCO, unico nel suo genere, ospita anche un "posto comando per truppe campali" con annesso osservatorio di artiglieria, dotato di una struttura protetta per osservazione ottica e di un radar doppler di sorveglianza al suolo AN/TPS-33.
La visuale è notevole: la cupola in acciaio dell'osservatorio domina la valle del Vipacco, fino alla soglia di Gorizia, mentre gli scudi dell'osservatorio di artigliera guardano a sud-est, verso Castagnevizza, il vallone, le altre opere del settore carsico.

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